mercoledì 31 luglio 2013

Modelli e riferimenti

Quando sferruzziamo seguendo uno schema preso da una rivista, o tamponiamo uno stencil preso da un libro di craft, o disegnamo un motivo tratto da un libro di tatuaggi o realizziamo un piatto seguendo la ricetta o più in generale replichiamo qualcosa da un qualcos'altro, stiamo usando un modello.
Un gruppo di modelli, selezionato in base al genere, diventa un catalogo di modelli. Un Model Book o un Motif Book se di soli "schemi". Grazie al fatto che l'inglese è una lingua più agile e meno precisina dell'italiano, un Motif / Model Book diventa un contenitore abbastanza elastico per raccolte di vario genere, ma concettualmente omogenee. Che siano schemi all'uncinetto o tatuaggi Maori, al Motif Book poco importa, non fa lo schizzinoso!
Ognuno di noi ha dei propri Model Books, alcuni più personali di altri, ma bene o male in casa almeno uno ne abbiamo. Il concetto di Libro di Modelli è vecchio, anzi antico. Sicuramente esistevano delle raccolte di esempi da replicare - fedelmente - in ambito egizio; fiorentissimo fu il mercato delle copie greche nel mondo romano; nel Medioevo nascono le prime raccolte vere e proprie.
(COPIA - confr.: Enciclopedia dell'Arte Medievale (1994) di H.L. Kessler Enciclopedia Treccani)
Se da una parte nascevano i primi "cataloghi ragionati" quali i bestiari ed erbari più o meno fantastici, ci doveva essere anche una produzione varia di "cataloghi di modelli" per avere sia riferimenti sia un catalogo da cui attingere e - soprattutto - sapere ciò che era lecito e corretto riprodurre.
Un tal santo doveva essere replicato con i giusti attributi e riferimenti per poter essere subito identificato, una sacra immagine doveva avere certe caratteristiche per poter essere venerata e non correre il rischio di cadere in errore o blasfemia.
Nella Vita sancti Pancratii dell'inizio del VIII secolo, si fa riferimento a due volumi di raffigurazioni sacre dell'Antico e del Nuovo Testamento, che vennero usati  dai missionari in Sicilia per decorare le nuove chiese. Anche l'analisi di altri cicli pittorici ci permette di dedurre l'uso di cataloghi di motivi.
Inizialmente dovevano essere poco più di fogli sparsi, piccole tavole, rotoli di disegni allegati ad altri testi. Di proprietà di monasteri ed abbazie, erano forse a disposizione di maestranza laiche nel caso in cui fosse necessario. Sicuramente le maestranze specializzate, che si spostavano seguendo le grandi commesse, hanno contribuito allo scambio di stili e motivi. Vedi ad esempio, le maestranze senesi ed aretine di scuola giottesca che eseguirono la decorazione pittorica della Basilica di Galatina, i "maestri commacini", le maestranze tedesche che edificarono a Palermo la Chiesa di Santa Maria Alemanna intorno al 1220. Gli esempi sono tantissimi.

Esistevano comunque delle raccolte, più o meno omogenee, di quelli che oggi potremmo definire "cataloghi e manuali" per realizzare motivi e decori per libri miniati, elementi architettonici e tessuti.

Model Book of Initials | Tuscany, Italy; ca. 1175 | The Fitzwilliam Museum, Cambridge

Bisogna aspettare fino al 1210 (circa) per avere un micro catalogo ragionato di disegni e motivi, il Reiner Musterbuch. Lettere ornamentali, animali e vari disegni astratti non direttamente legati alla religione.

Reiner Musterbuch

martedì 30 luglio 2013

L'evoluzione della carta - organismi marini

Al principo ci fu l'Ammonite, poi arrivarono anche gli altri. Stelle marine, ricci, conchiglie e cavallucci, emersero dal mare salato dell'immaginazione per adagiarsi sulla spiaggia di carta paglia.
Il tempo di essere fotografati prima di sguazzare via verso altre spiagge ed altre tavole.
Questo gruppetto marino ha la stessa lavorazione dell'Ammonite (cartoncino pesante come base e cartoncino Murano Paper della Daler-Rowney color Lagoon per la parte intagliata) ma con una caratteristica comune a tutti i pezzi.
Ogni pezzo, infatti, è unito agli altri non solo dall'apparteneza al mondo acquatico, ma anche da un elemento decorativo che è presente in ognuno dei pezzi... il decoro basato sul foro circolare è utilizzato in ogni animale, sia in positivo che al negativo - come per il cavalluccio marino.

Sea Set | paper cut

Mi piaceva questo piccolo elemento tondo, che permette di disegnare schemi e linee senza fare grandi aperture sulla carta. E' decoro ed elemento singolo, è pluralità singolare e poi mi evoca immediatamente l'idea di bollicina d'aria, di movimento e di scia.
Il riccio di mare è un piccolo tributo a Rory's ed ai suoi bellissimi pendenti Purple Urchin!

Sea Set | paper cut

Ma sicuramente il mio preferito è il polpo! Animale elegantissimo ed intelligente, sinuoso e discreto, misterioso ed ottimo in insalata. Il mio voleva essere un po' minaccioso ed anche un po' incomprensibile per mantenere intatta la sua caratteristica mimesi.

A proposito di Ammonite... il mio DIY Summer Pin ha scatenato reazioni e creazioni. Quali? Queste!


Kilara

Kilara si è cimentata realizzando un bel pesce tropicale vanitosissimo in fuxia e crema, mentre MagikeMani addirittura ha provato a realizzare proprio l'Ammonite con la tecnica del traforo!!!
Non è fantastico?? Altro che pazienza, mano ferma e perizia!

Magike Mani
Fra poco, un piccolo ritorno fuori stagione de: Arabesque. Devo solo fare le foto... solo...

venerdì 26 luglio 2013

Raccolta differenziata creativa - DIY painted bottle

La raccolta differenziata da queste parti (Roma nord-est) è in "rodaggio" da almeno 15 anni ma io non demordo. Sono una di quelle persone convinte che la differenza si può fare con i piccoli gesti quotidiani e la raccolta differenziata è una di quelli.
Nella città con la più grande discarica europea, in pre-crisi immondizia da un momento all'altro, penso sia un dovere a cui non ci può sottrarre. Non c'è pigrizia, ignoranza o menefreghismo che tenga. E' solo una questione d'abitudine dividere i rifiuti, gli spazi si organizzano (ormai le soluzioni impilabili e/o esteticamente carine ci sono) e dopo qualche settimana è meno tragico di quel che sembrava all'inizio. E se fare la differenziata è uno strazio insopportabile, impariamo ad acquistare con coscienza: compriamo prodotti con imballi ridotti al minimo e riclicabili, facciamo la spesa con la sportina di stoffa, le shopper di tela plastificata o le stilosissime Grocery Bag di Beware Of Cat, preferiamo prodotti sfusi a quelli confezionati e via dicendo.
Personalmente, se posso scegliere, acquisto prodotti in confezioni di vetro, che anche se non verrà mai riciclato, almeno non inquina/avvelena/degrada l'ambiente. Al massimo ci si taglia!
Eppoi il vetro si presta ad altri usi. Alzi la mano chi non ha qualche vecchio barattolo vuoto, nascosto in cucina che "non si può mai sapere ma un barattolo può sempre servire"?
Quante board di Pinterest pullulano di buone idee per riutilizzare bottiglie di vetro? Quante volte abbiamo lasciato perdere all'idea di rimetterci qualche falange?
Per questo tutorial non c'è bisogno di nessun tributo in sangue umano, ma solo di bottiglie di vetro, pazienza ed un minimo sindacale di fantasia.


Il cestino del vetro era pieno e loro due (una XS da aperitivo analcolico ed una S da condimento allo yogurt) già sciacquate ed asciugate, sono rimaste sullo scolapiatti. Ci sono rimaste quel giorno in più che mi sono affezionata ed abbastanza da farmi venire il grillo della sperimentazione.


mercoledì 24 luglio 2013

Wave - il classico che non m'annoia

Capita mai d'avere delle idee chiare, nette, così perfette che non c'è neanche bisogno di segnarsele per paura di dimenticarle?
E capita mai di NON (di)segnarle e vederle svanire come nebbia al sole l'indomani mattina?
Già già... tutta la settimana di mare, i miei neuroni erano iperattivi, scoppiettanti, in grandissima forma! Idee a destra e a manca, da sopra e da sotto, tante, tantissime belle tonde fatte e finite.
Bene. Tutte, tuttissime sciolte in una nebbiolina idistinta d'ideuzze smozzicate e zoppicanti.
Mi sono ributtata a pesce sulle vecchie care cose sicure, tanto per darmi una spintarella mentale ed un contegno creativo. Un po' di Wave non ci sta mai male!

AmethystWave | cartoncino di cotone, orone, ametiste | Paper earrings | cotton paper, faux gold leaf, amethyst
Poi complici queste ametiste burattate, mi facevano venire in mente qualcosa di greco antico e non ho resistito... tre schiaccini tondi a mo' di distanziatori gli danno quell'aria davvero egea ed antica che profuma di silenzi e pietre.

AmethystWave | cartoncino di cotone, orone, ametiste | Paper earrings | cotton paper, faux gold leaf, amethyst
Loro se ne stanno già su Blomming, zitti e buoni, in attesa di trovar lobi accoglienti. < QUI >

Presa la palla al balzo e - soprattutto - avendo già messo in forma un altra coppia di onde e avendo messo le mani su di un filo di rondelle d'agata verde, ne ho fatto un'altro esemplare. Tanto per rincuorarmi.
Con la doratura melage e le agate verdi messe in sfumatura digradante. Oh, questo filo mi darà grandi soddisfazioni!! Mi piace questo verde quasi trasparente, quasi goccia d'acqua ferma sull'erba. E la doratura irregolare è perfetta.

GreenWave_07 | cartoncino di cotone, orone melange, agate verdi | Paper earrings | cotton paper, faux gold leaf, agate
 
GreenWave_07 | cartoncino di cotone, orone melange, agate verdi | Paper earrings | cotton paper, faux gold leaf, agate

GreenWave_07 | cartoncino di cotone, orone melange, agate verdi | Paper earrings | cotton paper, faux gold leaf, agate
E come se non bastasse, sto rientrando nel trip da Arabesque!!
O Musa delle Nuove Idee, dove cavolo ti sei cacciata? Ti stai facendo un aperitivo in riva al mare? Stai inseguendo qualche bel fanciullo?
No, va bene tutto, però almeno avverti... questo cervello non è un albergo!

sabato 20 luglio 2013

Granita di pesca con panna e scaglie di mandorle

Anche se un quid di sangue siciliano scorre nelle mie vene, confesso d'aver messo piede sull'isola solo a 20anni suonati.
Il quid è veramente pocopocopoco, allungato con DNA austriaco, ungherese, ebraico, abruzzese e sabino (e leggende di famiglia parlano di una trisnonna franzosa) ma bastevole a creare incidenti diplomatico-culiinari per un paio di generazioni.
Di questo mix europeo ne avevo parlato già qui descrivendone una delle conseguenze più piacevoli, ma ricordo cene di Natale degne di traumi infantili. Con abitudini divise dalla Linea Gotica Culinaria tra sudisti (olio, pesce, peperoncino, etc) e nordisti (burro, maiale e salse), con mia madre che cucina orrendamente (a chi serve stare a dieta? Un paio di settimane con lei e perdete 5 chili sicuro!) ed una certa schizzinosità tipica degli umani fino ai 20anni, mi erano sconosciti interi piatti e pietanze.
Tipo? Tipo:
Nata e vissuta sempre a Roma, per me granita era sinonimo di grattachecca, ossia di una schifosissima pappa di ghiaccio tritato condita con sciroppi dai colori improbabili, il cui gusto variava dal cartoncino tritato all'orrore stantio. Più o meno come leccare le pareti interne di un frigorifero.
Piuttosto mi chiudo un dito in una porta. Piuttosto mi cauterizzo le papille gustative. Piuttosto.
Sicchè, al mio primo giro in giro in terra siciliana, ogni volta che qualcuno mi diceva di assaggiare la granita io assumevo l'espressione tipica del condannato a morte, brividi d'orrore mi correvano lungo la schiena e declinavo più o meno educatamente l'invito.
Poi, sul finire delle vacanze, cedetti per stanchezza ed assaggiai sta' famosa granita… una rivelazione, un'esplosione di sensi, un'epifania di frescura fruttata e mentre le mie papille pogavano in estasi, piansi lacrime di commozione e di pentimento! Quante granite perse! Quanti trip sensoriali svaniti!
Dopo la quinta granita dovettero portarmi via a forza.
Ma non tutto fu vano! Feci una corte serrata al granitaro, lo implorai, lo minacciai, piansi, rivendicai le mie origini corleonesi, lo lusingai, lo snervai a tal punto che alla fine cedette… mi diede la ricetta!!!!!
Va da se' che farsi la granita a casa non è paragonabile a quella che si può mangiare in Sicilia, ma con un po' di buona volontà e un pizzico di fantasia si può provare a fare l'imitazione.

Granita di pesca con pannae scaglie di mandorla | Peach slush with whipped cream and almond flakes

Granita di pesca con panna e scaglie di mandorle

• 500gr pesche gialle mature (sbucciate e private del nocciolo)
• 150 gr di zucchero
• 150ml acqua minerale (meno calcare, ma va bene anche quella di casa)
• limone

Extra:
• panna
• scaglie di mandorle / graniglia di pistacchio / pinoli

In un tegame mettete l'acqua e lo zucchero e, a fuoco moderato, fate sciogliere lo zucchero fino ad ottenere uno sciroppo. Nel frattempo sbucciate e pulite le pesche, pesatele e frullatele fino ad ottenere una polpa liquida. Aggiungete il succo di 1/2 limone. Versate la polpa nello sciroppo in ebollizione, mescolate e togliete dal fuoco.
Versate il tutto in un recipiente adatto al freezer, meglio se in acciaio (perfette le ciotole in acciaio inox di MammaIkea, le Blanda Blank), aspettate che si raffreddi e poi mettere in freezer per almeno 6 ore. Ogni ora circa con un forchettone o una frusta rimestare la granita in maniera da mantenerla sempre morbida e non farla ghiacciare completamente.
Togliete la granita dal freezer 10 minuti prima di servirla, ridategli una bella girata per renderla cremosa ed omogenea, porzionate in bicchierini, ciotole, bicchieri alti o dove più vi garba, guarnite con panna e scaglie di mandorle o pistacchi o pinoli.
Gustate leccandovi i baffi.

Allora? Siete ancora lì??? Keep calm and take a granita!

sabato 13 luglio 2013

NanoVacanza

Tornati alla base dopo la toccata e fuga in zona Gargano per la nano vacanza di Luglio. Più che una vacanza è stata una fuga, visto che fino all'ultimo era rimasta in bilico... si parte? Sì? No? Sì!!!
Valigia fatta alla zozzona (ossia prendi la valigia, apri l'armadio e butta dentro X cose, spera che s'adattino tra di loro o almeno facciano amicizia durante il viaggio d'andata), chiusura del Blomming Shop al volissimo e via che si parte.
L'ultima volta che ero stata sul Gargano c'erano le lire, il muro di Berlino era ancora in piedi ed i telefoni andavano a gettoni. Qualcuno che legge queste righe manco era nato... Vabbè, diciamo tanti anni fa che si fa prima!
Una settimana di relax, mare e sole che ci voleva proprio. Armata di protezione 50/30/20 - una per ogni pezzetto di pelle - sono riuscita ugualmente a scottarmi ed eritemarmi, ma almeno sono riuscita ed evitare i miei soliti cataclismici guai (Toscana 1998: ustione solare - Sardegna 2005: frattura metacarpo piede dx - Egitto 2007: congestione per testardaggine [volevo vedè il dugongo... 4/5 ore a mollo] - Egitto 2009: svenimento per disidratazione, e via andare).
Troppo breve per annoiarsi, troppo lunga per essere solo entusiasti. Che dire, come sempre luci&ombre sull'esperienza vacanziera in Italia.

Vieste | Vista mare
Zona Vieste/Peschici/Rodi Garganico, ricettività notevole, forse troppa e troppo poca scelta (low cost). Mi è sembrato mancasse quasi del tutto una ricettività turistica sopra le 4 stelle e forse il territorio meriterebbe qualcosa di più "upper". Tutti assolutamente gentili, accoglienti e disponibili ma forse un filino uniformati, massificati. Tanti campeggi, tante pizzerie, artigianato locale schiacciato da mille botteghe clonate con merce tra il centro sociale occupato e la cineseria da ingrosso. Poco spiccava, a parte un'invasione di gufi d'ogni tipo.

Gufeide Garganica
Scatti bruttini ma la luce artificiale è quel che l'è!
Tra le note positive devo assolutamente segnalare il ristorante "Arcaroli" a Vieste. Un ristorantino leggermente discosto dalle (due) vie centrali, immerso nella tranquillità dei vicoli del borgo vecchio, gestito da Nicole e Vincenzo con una notevole dose di creatività per cui le portate sono all'insegna della tradizione ma rivisitate in chiave moderna con gradevolissime presentazioni ed impiattamenti molto piacevoli. Tra i vari piatti che abbiamo sperimentato, buonissimo il Caciocavallo Podolico alla brace con fili di miele e questo fantastico Millefoglie di melanzana e mozzarella con Coulis di pomodoro e pesto di basilico... slurph!

Arcaroli | Millefoglie di Melanzana e Mozzarella Fior di Latte con Coulis di Pomodoro e Pesto di Basilico
Mi sento di consigliarlo assolutamente! Una piccola oasi di bellezza e gentilezza, fra tanti locali un po' tutti uguali nei sapori.
Potevano mancare i gatti? Assolutamente no, e questi di Vieste erano decisamente insoliti! Accanto all'albergo una colonia felina rupestre aveva eletto a suo domicilio la falesia a picco sul mare. Adulti e cuccioli zompettavano tranquillamente a 8 metri d'altezza con una sicurezza da farsi venire l'infarto.

3 cats on the rocks
In questo collage alla "zozzona" ce ne sono 3 e del terzo me ne sono accorta solo in fase di "montaggio". Gatto mimetico!
Bòn, vacanza finita, adesso si rinizia a produrre! Il mare ha fatto il suo dovere d'ispiratore e le idee sono springate!