Il post ha avuto una notevole e meritata risonanza, probabilmente perchè Due diQuadri ha fatto una bella analisi della situazione, mettendo in evidenza quali siano le problematiche e le difficoltà, e quali atteggiamenti e preconcetti debba superare l'handmade qui da noi.
Era un po' che anche io ci stavo girando intorno, ma a causa della mia scarsissima diplomazia, posticipavo ogni volta il momento di parlarne, temendo di essere poco polemica ma molto diretta.
Ritengo infatti, che in Italia, si debba faticare e non poco sia per far capire il valore dell'oggetto handmade a chi lo voglia acquistare, ma anche per combattere chi, proponendosi come "creativa" ma che creativa non lo è per nulla, devasta tutto il lavoro e l'impegno messo per promuovere l'handmade stesso. Come faceva ben capire Due di Quadri, chi produce manualmente non si può permettere dei ritmi industriali e neanche l'abbassamento dei prezzi che una produzione in serie garantisce.
In soldoni, chi compra in stock e rivende come artigianato, si può permettere prezzi ridicoli o comunque un notevole quantitativo di pezzi. Chi fa assemblaggio selvaggio, e magari in un pomeriggio mette su 20 collane, si può permettere di "svendere" a scapito di chi, per fare una collana, ci mette 2 giorni di lavoro. E di esempi del genere, ognuna di noi ne conosce.
Al contempo non è vero che tutti gli acquirenti non capiscono il valore del fatto a mano, solo che - come si dice a Roma - qualcuno ce prova.
Impostano il discorso partendo dal presupposto che l'oggetto in questione "essendo fatto a mano" non è perfetto, e come tale deve necessariamente avere un costo più basso.
C'è inoltre la percezione che chi fa handmade, faccia i "lavoretti delle elemantari", giochi con i colori e le perline, mica è lavoro, è svago! E che ti devo anche pagare il divertimento? Nooo.
Poi ci sono quelli che capiscono, apprezzano e ti fanno andare avanti nonostante tutto. Delle luci in una landa desolata...
Mettiamo le cose in chiaro, io non sono un'artigiana, non mi reputo tale e non sono all'altezza di meritarmi tale appellativo. Ho un progetto, seguo un mio percorso personale ed ogni pezzo che creo è unico, in quanto frutto di tutto il mio vissuto, dei miei studi, della mia abilità manuale derivata da percorsi ulteriori, da me stessa.
Ogni pezzo che creo è disegnato, studiato, pensato e ponderato. Molti non vengono realizzati, altri si, altri ancora non avranno mai gli onori della pubblicazione, tantissimi finiscono nel cestino se non raggiungono gli standard di qualità che mi sono prefissata. Buona parte li tengo per me, perchè sono espressione del mio essere in quel dato momento.
Mi costruisco gli strumenti o modifico oggetti e strumenti già esistenti a seconda delle mie specifiche esigenze. Gradisco ricevere commenti e critiche, perchè mi permettono di osservare attraverso altri occhi il mio operato e mi spronano a spingere sempre un po' più in là le mie sperimentazioni.
Detto tutto questo, gradisco meno, quando ricevo commenti idioti da piccole menti stupidine...
Sarà che tutti(e) si sentono creativi(e) ed in grado di realizzare qualsiasi cosa, ma da qui a denigrare l'altrui lavoro, ecco... ce ne passa e secondo me è una questione di educazione e d'intelligenza.
Confesso di aver cancellato sia qui sia su FB i commenti e di non aver risposto alle mail, più che altro perchè essendo io fumina, avrei risposto per le rime. Ma essendo anche una personcina educata, cerco di evitare lo scontro diretto. Fino a quando non mi esce il fumo dalle orecchie...
A commenti del tipo... "ma se sono di carta non ci posso fare la doccia" o "ma se sono di carta non possono costare più di 5euro" o ancora "ma questo l'hai copiato" (quando l'ispirazione è dichiarata... basterebbe LEGGERE) o "ma se sono di carta sono capaci tutti a farli" o "ma che ci vuole a farli? Due minuti e hai fatto", risponderò in questo modo:
Per far capire quanto lavoro e quanto tempo ci sia dietro ad una creazione apparentemente semplice, come un paio di orecchini Arabesque, ho realizzato un (orribile e muto) video, dove illustro sommariamente le varie fasi di lavorazione.
Ulteriore chiarimento:
Ehi! Tu, si, proprio tu che fai i bidoni con i girasoli decupati... non sei una creativa!
E tu, che schiacci le capsule di caffè e ci fai orecchini... non sei una creativa!
Ed anche tu, che tagli pezzi di merletto sintetico preconfezionato e ci metti una pietra (magari sopra) non sei una creativa!
Ma pure tu, che compri alle bancarelle e riassembli "a modo tuo" e rivendi al triplo... non sei una creativa!
E tu che fai la cacchette* di fimo, i fiocchetti e le tortine con gli stampini... non sei una creativa!
*Quando utilizzo il termine "cacchetta" non è per particolare spregio nei confronti degli oggettini in pasta polimerica, ma proprio per indicare l'oggetto nel suo peculiare disegno tondeggiante e spiraliforme, con tanto di svolazzo terminale. Nei mercatini artigianali ho visto intere bancarelline stracolme di charms per cellulari, pendenti, ciondolini e quant'altro, dall'inequivocabile forma e colore. Evidentemente ispirati alle ben più famose cacchette rosa di Arale (Dr. Slump & Arale - di Akira Toriyama) (vedi qui: http://www.pocandpoch.com/wp-content/uploads/2008/10/arale.jpg).
Mi è stato spiegato che tali cacchette, vengono realizzate usando gli stampini per fare i coni gelati. Avendo però notato quale scalpore abbia suscitato l'utilizzo di tale termine, d'ora in poi m'impegno ad utizzare termini quali "deiezioni polimeriche" o "risultati di metabolizzazioni resinosintetiche"
NB: A seguito dei giustissimi commenti ed osservazioni in merito, mi trovo a dover rettificare, anzi a spiegare meglio il testo di cui sopra. Non ce l'ho con chi fa decoupage, assemblaggio, taglio&cucito, stampaggio di paste polimeriche e quant'altro, assolutamente no, ognuno deve esprimere la propria creatività in totale ed assoluta libertà, deve sperimentare, deve provare ogni cosa sembri anche solo interessante. Vorrei solo un po' di onestà morale nel riconoscere una disparità di tempo/capacità/perizia/progettualità che caratterizza i vari tipi di lavorazione. Come rispondevo nei commenti (vedi sotto) a Fulvia "Se compro tre fili di pietre e una manciata di perle d'argento e ne tiro fuori una collana, per quanto l'accostamento di colori e forme sia azzeccato, per quanto le proporzioni rispettate e via dicendo, non posso in nessun modo, paragonare questo lavoro a quello di chi, che ne so, parte dal lamierino piatto per tirar fuori a furia di martello e pinze una foglia in fold forming."
E per tutte, imparate a fare le fotografie! Se non sei capace a fare le macro, non le fare.
Se sei miope, non è una buona scusa per mettere le foto sfocate.
Le foto con il flash si fanno alle feste, preferibilmente quando si raggiunge un buon livello alcoolico.
Gli sfondi con la tovaglia a fiori non vanno bene neanche per la crostata mannara.
Se non sai cos'è il bilanciamento del bianco, lascia stare.
Se fai gli scatti con il cellulare, abbi almemo la creanza di raddrizzare le foto prima di postarle.
Quando ti fai gli autoscatti, un filo di trucco e una pettinata non fanno male. O anche un burqua non è una cattiva idea.
NBNB: Ulteriore precisazione, quando scrivo che sarebbe buona cosa imparare a fare le foto, parlo sul serio. Crudelmente ma sul serio.
Qualunque sia la qualità delle creazioni se le si fotografa male, si fa un cattivo servizio al proprio operato. Senza contare che uno scatto mal fatto o poco visibile non è accattivante, non è utile a descrivere l'oggetto, non ispira molta fiducia nelle capacità manuali ed estetiche di chi lo ha fatto e alla fin fine fa più danno che guadagno.
Non si è mai troppo grandi per imparare e nulla è mai troppo complicato se davvero si vuol raggiungere un obiettivo. Internet è pieno di buoni tutorial per realizzare buone foto ed impegnare del tempo per imparare può essere un investimento.
E mi sono tenuta. Parecchio.