giovedì 14 novembre 2013

Porcelain Persia - Giardini dell'Eden

Già lo so che perderò la strada tra il Kashmir e la Turchia, ci devo andare cauta che già quel poco che ho fatto mi garba troppo. I riferimenti e materiali si sprecano e l'unico rischio è l'indigestione. Per di più tutto questo materiale iconografico solletica la mia mania ossessivo-compulsiva allo studio, allo spulcio, allo scavo fino alle fondamenta. La board di Pinterest sta crescendo a dismisura e fra poco figlierà qualche sotto-cartellina più specifica... solo ceramiche, solo miniature, architettura islamica, Persia e via dicendo.
Quando ho trovato la riproduzione in b/n di una mattonella fiorita mi sono innamorata. Linee perfette e pulite, l'essenziale del design. Per i colori mi sono affidata al bel tomo regalatomi dal fidanzo per il compleanno "Islam. Disegni e motivi decorativi" 25,oo Euri su Amazon e materiale di riferimento per decenni.

Porcelain Blu Persia | orecchini in carta dipinta a mano e goccia in agata blu | handpainted paper earrings with blu agate

Senza contare tutto quello che ho fotografato al V&A Museum che, insieme al Louvre, al Metropolitan Museum of Art ed al British Museum (con la John Addis Gallery completamente dedicata), ha una delle più grandi collezioni a livello mondiale di arte islamica.



Porcelain Blu Persia | orecchini in carta dipinta a mano e goccia in agata blu | handpainted paper earrings with blu agate

Se la Cina è riferimento culturale per le porcellane, il mondo islamico lo è per la ceramica. Con la conquista araba della Persia, la ceramica islamica fuse diverse eredità tecniche (ingobbio, smalto stannifero o maiolica, lustro, ecc.) in un’arte vivace ed originale che influì su tutto il mondo mediterraneo ed addirittura sulla produzione cinese con i decori bianco/blu cobalto.

Porcelain Blu Persia | orecchini in carta dipinta a mano e goccia in agata blu | handpainted paper earrings with blu agate

Particolarmente interessante è il discorso della rappresentazione del giardino fiorito su maioliche ed il loro uso nella decorazione architettonica. Sempre dai materiali didattici (formidabili) del v&a museum, ho imparato che partendo dal presupposto che la maggior parte dei primi popoli musulmani era nomade, quando iniziarono a creare centri abitati stabili, l'abitazione era percepita comunque come inserita all'interno di un contesto naturale. All'abitazione monolitica era preferito un insieme di piccoli padiglioni all'interno di un giardino in un dialogo continuo tra naturale ed artificiale.
A questo si unisce l'ideale coranico del giardino come ‘paradiso’, uno spazio delimitato da uno o più muri, ricco di acqua e di fiori. I muri separano questo giardino dal deserto in modo da immergere tutto quello che racchiudono in un insieme di bellezza e di ordine; lo spazio interno è diviso in quattro parti da due assi ortogonali sottolineati da un viale o da una linea d’acqua la cui intersezione forma un bacino o una fontana. "Dio ha promesso ai fedeli, - uomini e donne - giardini irrigati da corsi d’acqua. Essi vi dimoreranno per l’eternità. Ha loro promesso dimore deliziose nei giardini dell’Eden" (sura IX, 72). Per dei popoli abituati al caldo implacabile dei deserti, l'acqua cristallina che scorre, fiori e piante ombrose, sono un'anticipazione del paradiso!
Per evitare la sensazione di chiusura (forse data da una leggera claustrofobia per chi è abituato a spostarsi in territori immensi e privi di barriere) l’architettura islamica evita la percezione di chiusura, solidità e pienezza, per cui i muri sono per quanto possibile alleggeriti, traforati, o comunque mitigati da decorazioni scolpite o dipinte. La ceramica è adatta per queste decorazioni, è luccicante come se fosse liquida, i colori brillanti ed accesi esaltano la freschezza e - cosa non indifferente - essendo impermeabile è perfetta per realizzare le pavimentazioni dei viali e delle vasche dove scorre l'acqua.
Pareti intere erano ricoperte con maioliche policrome, sia geometriche sia figurative, con scene di giardini abitati da uomini ed animali.

Sfatiamo un mito: non è vero che la religione islamica proibisce la rappresentazione del corpo umano. Non c'e un divieto religioso di rappresentazione e non ve ne è prova nel Corano o nella Hadith, c'era solo un divieto (non scritto) di rappresentazione di esseri viventi all'interno delle moschee e la proibizione riguardava solamente statue e ritratti eseguiti a scopo di venerazione ed in luoghi di preghiera. La proibizione della rappresentazione figurativa ed umana nell’Islam non si applica a quelle immagini eseguite a scopo decorativo. Solo a partire dal IX secolo le restrizioni si fecero più rigide e limitanti, ma gli artisti musulmani riuscirono comunque ad aggirare i limiti con un'escamotage: rappresentare il mondo in modo non reale e quindi senza competere con l'atto creativo di Dio.

In merito a quest'aspetto dell'arte islamica, per chi fosse interessato, consiglio la lettura degli articoli:


Comprendere l'Estetica Islamica - di Nada Shabout

Cos'è l'arte islamica?  di Wijdan Fawaz Al-Hashemi

3 commenti:

  1. Leggere i tuoi post è come fare un salto dentro un'enciclopedia d'arte**
    Mi affascinano tutte queste ricerche che fai, si vede che adori scavare in profondità per dare ai tuoi progetti un background unico e interessante...
    Così, un paio di orecchini raccontano una storia**!
    Adoro :*****

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  2. concordo con Martina, mi piace molto :)

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  3. Ecco, non avevo mai pensato all'arte islamica.
    Ora mi ha aperto un altro mondo affascinante!
    Gli orecchini sono come al solito bellissimi, ma ti faccio ulteriori complimenti per la tua voglia di ricercare e di studiare!

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